Dopo vent’anni dalla morte, ancora senza colpevole, si torna a parlare di Emanuele Scieri, il militare di leva siracusano trovato senza vita il 16 agosto 1999, alla caserma Gamerra di Pisa, ai piedi di una torre per l’asciugamento dei paracaduti. Secondo la procura generale militare di Roma non si sarebbe trattato di un atto di nonnismo bensì di una “punizione” da parte dei caporali, che dopo averlo sorpreso al telefonino lo avrebbero “sanzionato”. La ricostruzione, come scrive La Nazione, è stata appresa dall’avvocato Andrea Di Giuliomaria, che difende Luigi Zabara, 40enne di Frosinone, raggiunto da un decreto di perquisizione che riporta il capo d’imputazione per cui la procura militare procede. Zabara, come ricordiamo, è indagato con Alessandro Panella, di Cerveteri, e Andrea Antico di Rimini, entrambi 40enni.

Ma torniamo ai fatti, secondo la ricostruzione della procura militare. Scieri, con i suoi commilitoni, è appena arrivato a Pisa dal Car (Centro addestramento reclute) di Firenze. Dopo un giro in città è rientrato in caserma. I tre lo vedono al telefonino e decidono di punirlo, sottoponendolo ad una prova di forza fisica, chiamata “Esercizio 9“. In pratica ci si deve arrampicare su una scala con la sola forza delle braccia. Scieri si sottopone ma, per qualche ragione (mancata forza/allenamento o inesperienza) cade giù. I tre se ne vanno anziché soccorrerlo. Ed è proprio in questo dettaglio, il mancato soccorso, che c’è l’ipotesi di reato dell’omicidio, come sostenuto dalla procura di Pisa, che aveva ipotizzato anche la volontarietà.

“Sul piano dell’ipotesi che Scieri sia stato trovato al cellulare – spiega l’avvocato DiGiuliomaria – non è mai emerso alcunché dagli atti che abbiamo potuto vedere. E ancora meno su questo Esercizio 9. Non trovo alcun elemento, quindi, a conforto delle due nuove circostanze indicate dalla procura militare. Tuttavia, per noi, che proceda la procura militare o quella ordinaria, è indifferente, come indifferente ai fatti resta la posizione del nostro assistito”.

 

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