A soli quindici anni sposò una coetanea. Lui macedone, lei kossovara, giunta a Pisa dai Balcani appositamente per convolare a nozze. I genitori del ragazzo furono indagati per riduzione in stato di schiavitù e tratta di esseri umani, per aver costretto la ragazzina a sposarsi, dando alla sua famiglia una somma di denaro. L’indagine si concluse con la condanna dei membri di quella famiglia rom, residente nel campo di Coltano (Pisa), per il solo reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Dopo nove anni quello “sposo bambino” è cresciuto e per lui si sono aperte, per l’ennesima volta, le porte del carcere: deve scontare una pena definitiva di 5 anni. In tutti questi anni ne ha combinate di cose. Nel 2010, all’epoca delle nozze, era già noto alle forze dell’ordine, ed è stato arrestato diverse volte, a partire dal 2011, per reati contro il patrimonio, commessi in tutta la Toscana. La prima volta in carcere è stata nel 2012, per un furto in una casa di Pisa. Due anni dopo, a Firenze, viene di nuovo arrestato mentre stava segando le sbarre della finestra di un appartamento. Passano due anni e, a Livorno, tenta di portare via una Fiat Panda a un automobilista. Nel 2017 è arrestato per rapina in un appartamento di Ponsacco (Pisa) e pochi mesi dopo si rimette nei guai per un furto in un’abitazione di Follonica (Livorno).

Oltre a questi episodi bisogna aggiungere le numerose denunce a suo carico per ricettazione e le 25 volte in cui è stato sorpreso e denunciato per guida senza patente.

All’alba del 30 novembre gli agenti della Squadra mobile di Pisa si sono presentati al campo nomadi di Coltano (Pisa) per eseguire il provvedimento di condanna nei suoi confronti per alcuni dei reati commessi. È stato rinchiuso nel carcere Don Bosco di Pisa.

 

Foto d’archivio

 

 

 

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