Bisogna stare attenti alle parole. Non solo quando si parla con le persone ma anche quando si comunica coi social network. A Prato un operaio di un’importante azienda di abbigliamento è stato licenziato perché aveva offeso il suo capo su una chat di Whatsapp. In un messaggio vocale aveva offeso e rivolto pesanti apprezzamenti nei confronti del proprio superiore. L’audio è uscito dal gruppo e, arrivato all’azienda, ha fatto scattare il licenziamento in tronco per il “venir meno del rapporto di fiducia”. Dopo una battaglia legale di un anno l’uomo ha vinto il ricorso ed è stato reintegrato. Il giudice gli ha dato ragione ritenendo “confidenziale” quella conversazione.

“Stiamo parlando di una grande azienda di abbigliamento che ha sede nella zona di Campi Bisenzio e che è conosciuta a livello nazionale – precisa Mirko Zacchei, segretario del sindacato Femca -. Siamo soddisfatti perché mentre si assiste a licenziamenti scaturiti dal controllo che le imprese fanno sui lavoratori, qui si è affermato un altro principio”.

Di quale principio si tratta? “Il tribunale di Firenze – spiega l’avvocato Andrea Logli – ha affermato che il controllo disciplinare dell’azienda non si può spingere alle comunicazioni private del lavoratore e ha cassato il licenziamento”. Nella fattispecie il giudice, basandosi su un orientamento della Cassazione, ha ribadito che un conto sono le espressioni lesive diffuse attraverso i canali pubblici, ad esempio Facebook, altra cosa quelle diffuse sui canali privati, come ad esempio Whatsapp.

Il lavoratore, che non ha mai negato di aver pronunciato quelle frasi offensive, lo ha fatto parlando in una cerchia ristretta di persone. La chat che ha raccolto il suo sfogo, denominata “Amici di lavoro“, era limitata a un numero ristretto di persone. Nella sentenza viene richiamato espressamente l’articolo 15 della Costituzione: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria…”. Sta di fatto che è sempre meglio prestare attenzione a ciò che si dice. Di persona ma anche tramite i social…

 

 

1 Comment

Rispondi a Giordano Gelsi Cancella risposta