La Guardia di finanza di Prato ha scoperto una maxi truffa “carosello” nel settore delle materie plastiche, con fatture per operazioni inesistenti per oltre 200 milioni di euro. L’operazione “Gagaro” ha portato all’arresto di diciassette imprenditori tra Prato, Livorno, Pistoia, Milano e Alessandria. In totale sono 39 le persone indagate dalla procura di Prato; 57 le perquisizioni effettuate dalle Fiamme gialle, oltre che a consistenti sequestri patrimoniali. A guidare la presunta associazione a delinquere sarebbe stato un 43enne di Prato (B.M.) residente in Slovenia: è finito in carcere mentre gli altri arrestati sono ai domiciliari. A tutti viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, quali la dichiarazione fraudolenta, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’omesso versamento dell’Iva e l’indebita compensazione.

Centosessanta i finanzieri che hanno preso parte al maxi blitz di stamani, tra Prato, Livorno, Firenze, Pistoia, Roma, Lucca, Alessandria, Campobasso, Paderno Dugnano (Milano), Castiglione della Pescaia (Grosseto), Treviglio (Bergamo), Falconara Marittima (Ancona) e Civita Castellana (Viterbo). Sequestrate diverse proprietà immobiliari, terreni, autovetture e disponibilità finanziarie intestate ai soggetti coinvolti nell’inchiesta. Con i proventi realizzati M.B. aveva avviato altre attività parallele, tra le quali il commercio (in nero) di vini pregiati.

Tutto è partito da una verifica fiscale su una società di Prato operante nel settore del commercio di materie plastiche, in particolare polimeri – sotto forma di granuli – ricavati dal petrolio. Pur non avendo un’idonea struttura imprenditoriale (dipendenti, depositi, magazzini e attrezzature) nel suo primo anno di attività l’azienda aveva avuto un volume d’affari di quasi 20 milioni di euro, omettendo il versamento di circa 4,3 milioni di euro di Iva. Le indagini delle Fiamme Gialle, estese ad altri soggetti economici, hanno fatto emergere una presunta associazione a delinquere operante da circa sei anni con il sistema delle “frodi carosello“: triangolazioni fra società in Italia e all’estero, producendo fatture per operazioni inesistenti. In tutto le imprese coinvolte sono 24: sei “fornitrici” con sede all’estero, 12 “cartiere”, 3 “filtro” e 3 “rivenditrici”.

Uno dei canali di vendita ed immissione nel mercato dei polimeri è risultata una società di capitali di medie dimensioni con sede a Livorno, in grado di vendere oltre 25 milioni di euro di materie plastiche in meno di tre anni. Dopo alcune indagini sulla provenienza dei polimeri la Guardia di finanza ha rilevato le stesse anomalie riscontrate dai colleghi di
Prato.

Quegli spavaldi gagà

Si presentavano come imprenditori rampanti e ben navigati, ostentando un alto tenore di vita con auto di grossa cilindrata, vacanze costose e frequentando locali notturni e ristoranti della Versilia. Al telefono si vantavano della loro “fabbrica di denaro”, convinti che mai sarebbero stati scoperti. Fra loro alcuni si chiamavano “gagari” (che ha dato il nome all’operazione), dal francese gagà: giovanotto che ostenta un’eleganza ricercata e affettata, dandosi arie da gran signore.

 

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1 Comment

  1. cari meridionali, smettetela di rubacchiare “pane e companatico” per sopravvivere, fate come i patani, rubate alla grande! altro che reddito di cittadinanza(che comunque si sono pappato anche al nord, di queste razzie al nord ne fanno centinaia all’anno e voi sta ancora a sottrarre pane e puparuoli per sopravvivere!

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