Che una terra come la Toscana, dove a detta di tutti si vive bene, faccia registrare il record negativo di nascite sicuramente fa riflettere. Se la media nazionale parla di un calo di nascite, dal 2008 al 2017, pari al 21%, il calo toscano è più accentuato: Lucca -28%, Grosseto -28%, Massa-Carrara -28%, Pistoia -24%, Firenze e Livorno -22%, Arezzo -21%. Si “salvano” due città universitarie come Pisa (-18%) e Siena (-19%), e Prato (-20%), con una forte presenza demografica cinese.

La cosa che più sorprende è che, a differenza di altre regioni, in Toscana non ci sono problemi di asili nido, con città come Firenze, Siena e Prato che toccano quote molto elevate, sopra ai 37,5 a 43 posti ogni 100 bimbi (la media è di appena 24 posti). Probabilmente incidono i fattori economici, legati anche all’incertezza sul futuro. Ma i dati evidenziano che l’occupazione femminile è aumentata in Toscana, con la sola eccezione delle province di Massa-Carrara, Pistoia e Grosseto.

Sul Corriere della sera si legge un altro dato molto interessante: “Delle 35 aree del Paese con più nidi ma un crollo delle nascite peggiore della media, tutte meno una manciata presentano un elemento costante: in quei luoghi il numero delle donne in età fertile (fra i 15 e i 49 anni ndr ) è crollato più che nel resto del Paese negli ultimi anni. Invecchiano più in fretta”. La chiave del problema, quindi, sembra essere proprio questo: il crollo del numero di donne in età fertile.  Meno figli, fatti in età più avanzata, con la conseguenza che, dopo il primo bambino, difficilmente ne arrivano altri.

Per invertire il trend occorrerà molto tempo: si parla di decenni. Con tutte le conseguenze (demografiche, sociali ed economiche) del caso. Anche in Toscana, la regione dove, a detta di tutti, si vive bene.

 

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