La notte tra il 6 e il 7 settembre 2017 due ragazze americane di 19 e 20 anni all’uscita da un locale di Firenze accettarono un passaggio da due carabinieri, che le accompagnarono con l’auto di servizio. Poi scattò la denuncia per violenza sessuale. Uno dei due militari, l’ex appuntato scelto Marco Camuffo (44 anni), quella notte capo pattuglia, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione con rito abbreviato l’11 ottobre 2018. Per l’altro, l’ex carabiniere Pietro Costa (32 anni), è in corso il processo.

Il Ministero della Difesa e l’Arma dei carabinieri si sono costituiti parti civili al processo contro Costa. Sono parti civili anche il Comune di Firenze e la giovane che sarebbe stata violentata. L’ amministrazione di Palazzo Vecchio si era già costituita anche nel processo all’altro ex carabiniere. Per Ministero e Arma, invece, è la prima volta. L’avvocato Gabriele Zanobini, legale della ragazza americana, ha chiesto che si proceda a porte chiuse.

Secondo il racconto delle studentesse i due carabinieri, che le avevano incontrate in una discoteca accanto al piazzale Michelangelo, le accompagnarono a casa con l’auto di servizio e, arrivati in borgo Santi Apostoli, entrarono nel palazzo dove, approfittando dello stato di ubriachezza delle due giovani, fecero sesso con loro. Camuffo e Costa, messi alle strette da elementi di prova, quali il dna sulle tracce biologiche rinvenute sugli abiti delle ragazze, ammisero di aver avuto rapporti sessuali con le due studentesse, ma hanno sempre detto che le ragazze erano consenzienti. Versione che, davanti al gup, Camuffo ha ribadito rendendo dichiarazioni spontanee, sottolineando però che non fu lui a decidere di accompagnare le ragazze dalla discoteca alla loro casa di Firenze, ma fu iniziativa del collega Costa. Per l’accusa, però, i due avrebbero agito abusando della qualità di carabiniere in servizio e avrebbero violato gli ordini impartiti dai superiori. Entrambe le ragazze salirono, sempre secondo l’accusa, “illegittimamente” a bordo della Fiat Bravo del 112.

Dalla rilevazione effettuata alle 6.51 del mattino del 7 settembre le due studentesse risultarono in stato di ebbrezza alcolica, con 1.68 grammi di alcol per litro una e 1.59 per l’altra. Secondo il capo d’imputazione notificato a conclusione delle indagini, i due carabinieri avrebbero violentato le due ragazze agendo in modo “repentino e inaspettato”.

Ricordiamo che i due carabinieri al termine di un’indagine disciplinare scattata dopo la denuncia delle due ragazze, sono stati destituiti dall’Arma sulla base dell’articolo 1393 del codice dell’ordinamento militare, che prevede la destituzione anche solo in presenza di un’accusa, se questa è particolarmente grave o infamante. Ma prevede anche il reintegro in servizio, qualora dovesse arrivare un’assoluzione piena e definitiva. Costa e Camuffo, chiamati a rispondere anche davanti al tribunale militare di Roma, sono stati condannati a sei mesi di reclusione, con pena sospesa, per violata consegna, che riguardava l’uso improprio dell’auto di servizio, mentre sono stati assolti dall’accusa di peculato militare perché, secondo il giudice, l’utilizzo dell’auto di servizio con cui erano di pattuglia è stato “temporaneo” e ha causato “un danno erariale di 3 euro”.

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