Non sono bruscolini quelli che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha formalmente chiesto a due case farmaceutiche, Roche e Novartis: quarantatre milioni di euro. La richiesta era già stata fatta con una diffida inviata lo scorso febbraio ai due colossi del farmaco per la vicenda Avastin-Lucentis. Ora, alla luce dell’ultima sentenza del Consiglio di Stato, che ha confermato alle due aziende la sanzione dell’Antritrust di 184 milioni di euro, la Regione ha deciso di intraprendere l’azione legale.

Ma di cosa stiamo parlando? La vicenda, nata alcuni anni fa, riguarda la cura di una malattia dell’occhio, la maculopatia (degenarazione maculare senile), per cui viene utilizzato il farmaco Lucentis, prodotto da Novartis, che costa circa 550 euro a iniezione. Si è scoperto che anche un altro farmaco, l’Avastin (Roche), un antitumorale, è efficace anche su quella patologia e costa molto meno, 20-30 euro. Gli studi scientifici hanno confermato l’equivalenza dei due farmaci, anche se formalmente nel “bugiardino” non si legge che l’Avastin cura anche la maculopatia. Come scrive il quotidiano Repubblica Roche non ha mai chiesto alle autorità competenti l’estensione della maculopatia nelle indicazioni per il proprio farmaco. Per quale motivo? Secondo l’Antritrust per non mettere i bastoni tra le ruote a Novartis.

Al di là delle questioni economiche e dei rapporti tra le aziende, perché i medici prediligono Lucentis? Non perché più efficace. Il motivo, molto probabilmente, è riconducibile a un “incidente” che si è verificato all’ospedale di Careggi (Firenze) nel 2015, quando ad alcuni pazienti vennero riscontrate delle infezioni a seguito di alcune iniezioni di Avastin. Il problema, come fu accertato, non era il farmaco ma la mancata sterilizzazione in una fase della preparazione del medicinale, che non aveva mono dosi. Dopo quello sfortunato episodio l’uso dell’Avastin, che veniva somministrato a metà dei pazienti, crollò. Ed è molto probabile che anche negli altri ospedali, per evitare rischi, si sia fatta la stessa scelta. Passati alcuni anni e prese le necessarie precauzioni, la Regione ha raccomandato agli ospedali di utilizzare di più il farmaco meno caro, con risultati (sino ad ora) scarsi. Il risparmio potrebbe essere di circa 8 milioni all’anno per i conti della sanità pubblica regionale.

Il governatore Rossi polemicamente nella sua lettera alle due case farmaceutiche ha scritto anche l’iban su cui effettuare il versamento. Ma anche Luca Zaia, governatore della Regione Veneto, rivuole indietro i soldi. “Questa è una doppia vittoria, – dice commentando la decisione del Consiglio di Stato, ndr) prima per la sanità del Veneto, poi perché lo Stato, dopo anni, ha fatto tesoro del nostro esempio. La scelta del Veneto sulla farmacoequivalenza tra Avastin e Lucentis a favore del meno costoso ma, a giudizio dei nostri valenti specialisti, efficace Avastin risale al 2011. Oggi che il Consiglio di Stato ha sentenziato che su questi due farmaci fu fatto cartello da due Aziende farmaceutiche siamo pronti a chiedere la restituzione di quanto speso ingiustamente in più. L’Avvocatura regionale è sul pezzo già dal marzo 2014”.

Se le Regioni otterranno quanto richiesto trascineranno in Tribunale i due colossi del farmaco? Non è facile, anche perché bisognerebbe dimostrare, paziente per paziente, che era possibile somministrare anche l’altro farmaco. Non ci resta che attendere per vedere come andrà a finire la querelle.

 

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