Doady Giugliano

In genere lo “scolmatore” , quello vero, serve per evitare la tracimazione dei fiumi ed affluenti, dal proprio alveo naturale. Il “nostro” invece è orientato oltre a denunciare situazioni incresciose, ad attenuare le rotture dei “cabbasisi” ( vedi Commissario Montalbano) che affliggono gli onesti e ipertartassati cittadini italiani. A questo giro, amici miei, il nostro scolmatore è risultato del tutto inutile e l’inevitabile “rottura” ha fatto tracimare livore, rabbia e senso d’impotenza e diseguaglianza sociale, che caratterizza il nostro stanco incedere quotidiano.

La “piena” o meglio lo tsunami, questa volta l’abbiamo subita a bordo di un “regionale” sulla tratta Firenze-Pisa. Il classico treno dei pendolari che ferma in tutte le stazioni, pollai compresi, viaggiando ad una media piuttosto bassa. Un carico di varia umanità caratterizzato da studenti, lavoratori, impiegati che dopo una giornata trascorsa nella canicola fiorentina (martedì 25 giugno, data della nostra tragica esperienza, si son toccate punte di 38 gradi-percepiti 42 – calura che sicuramente a qualcuno avrà fatto tornare in mente la fine del Savonarola) tornavano al meritato riposo.

Direte voi, cos’è che ha scatenato la rottura dei “cabbasisi”?. In fin dei conti, le vetture erano ben condizionate, trenino nuovo e abbastanza pulito. Eccovi la risposta: da Firenze a Pisa i sonnecchianti pendolari nostrani o nostrali (perché polli ci siamo sentiti) sono stati numericamente sovrastati da orde di viaggiatori stranieri urlanti ma soprattutto telefonanti. Cosa c’è di strano, direte voi, tutti oggi hanno uno o più telefonini? Quello che ci ha colpito di più, oltre alla maleducazione, è stata l’assoluta mancanza del controllo dei biglietti e/o abbonamenti da parte del personale viaggiante. Potevamo pensare una sorta di sciopero bianco da parte dei controllori, ma la cosa si è chiarita una volta arrivati a Pisa.

Spuntato quasi dal nulla, ecco il controllore, giovane e disponibile a parlare. Anch’esso con i cabbasisi frantumati: “Non ne possiamo più, non è solo su questa tratta che siamo costretti ad un comportamento di questo genere. Se facciamo verifiche a tappeto, saremmo costretti ad ingaggiare discussioni se non risse con questi personaggi. Se creiamo un precedente chiamando la Polfer, la volta successiva rischiamo anche di essere malmenati o anche peggio come è accaduto a qualche nostro collega. Quindi è passato il messaggio del “far finta di niente” per evitare casini. Se questa è giustizia sociale? Tra l’altro alcuni di questi soggetti si muovono per raggiungere le piazze di spaccio nelle nostre zone, e muovono parecchi soldi. Glielo assicuro perché li ho visti mentre li contano, ne hanno in abbondanza, sicuramente molti di più di coloro che usano il treno, pagando per andare a fare il proprio lavoro da cittadini onesti. Ora le chiedo: siamo razzisti o siamo coglioni?”.

Coloro che dovessero pensare che questo mio reportage sia una bufala, potranno rivolgersi al sottoscritto, che garantirà l’acquisto del biglietto A/R sulla stessa tratta, per poter assistere di persona allo stesso brutto spettacolo.

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Perché la rubrica si chiama “Lo scolmatore”? Quando il troppo è troppo è opportuno aprire le paratie dando libero sfogo all’acqua, per evitare che tracimi allagando tutto. Ogni riferimento al canale Scolmatore, che dall’Arno devia l’acqua in eccesso al mare, è voluto. Un libero sfogo ragionato da cui si possono trarre spunti di riflessione interessanti.

 

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