Andrea Cosimi

 Ho ancora momenti di profonda emozione quando parlo di ciò che ho vissuto a Trieste, quando rivedo le immagini, quando ripenso alla sofferenza delle passate stagioni.

Al terzo goal di Gucher non ho memoria di cosa io abbia fatto, ma se ripenso a quell’esatto momento non riesco a parlare né a raccontarlo, tanta è la gioia che mi chiude la gola.

Rientrato a Pisa avrò rivisto non so quante volte le immagini dei momenti decisivi e il tripudio di quel Popolo di cui faccio parte e che adoro per la sua impetuosità e passionalità.

In quel bellissimo stadio eravamo quasi cinquemila contro circa quindicimila spettatori di casa, ma li abbiamo sentiti solo all’ingresso delle squadre in campo e al loro pareggio: forse non si aspettavano una invasione di questa portata e veemenza. Trieste entra di forza nelle pagine più belle della storia Neroazzurra.

Ma onestamente, diciamocelo: all’indomani della sconfitta di Arezzo di fine gennaio, reduci da un mese e mezzo senza vittorie, in quanti avrebbero immaginato di vincere i playoff e tornare in B?

Eravamo a dieci punti dalla vetta e al decimo posto in classifica. Fu quella, invece, l’ultima sconfitta della meravigliosa macchina da guerra costruita in silenzio ed umiltà da colui che, a questo punto, io non esito a reputare il miglior allenatore visto a Pisa da dopo Ventura in poi.

D’Angelo ha mantenuto tutta la stagione lo stesso profilo, testa bassa e lavorare: il girone di andata non è stato facile né particolarmente positivo, ma lui ha tessuto la tela con tenacia e caparbietà, facendo parlare i fatti.

Indubbiamente l’ottimo mercato di gennaio ha aiutato tanto: la Società ha dimostrato di aver saputo far tesoro degli errori in sede di impostazione estiva potenziando in modo evidente e pesante tutti i reparti.

Certo in autunno io non ho fatto mancare perplessità e critiche, sempre però in ottica solo e soltanto costruttiva. Perché la critica, se non è cattiva o strumentale, rafforza sempre. Così il Pisa è ripartito da quella sconfitta e, partita dopo partita, ha sempre dato l’idea di diventare ogni giorno più forte, ogni volta più in palla dell’avversario, fino ad arrivare al trionfo di Trieste.

Quello che mi ha colpito più di tutto è stata la voglia di non arrendersi mai, quella di fare sempre un goal in più dell’avversario, il fatto che i nostri ragazzi corressero il doppio di qualunque squadra abbiamo affrontato.

E mi è piaciuto moltissimo anche l’atteggiamento di questo anno della Società al completo: tanto silenzio e solo fatti.

Perché questa storica vittoria porta la firma di tutti, dei Corrado (bella la loro commozione), di Paletti (misurato e mai fuori dalle righe), di tutti coloro che lavorano in Società, e del patron Ricci: pur a conoscenza dell’importanza di Ricci nell’Azienda Pisa in tanti ci chiedevamo perché non lo vedessimo, non lo sentissimo….il Ricci che ha parlato e che abbiamo ripetutamente visto ai playoff mi ha entusiasmato per la sua concreta determinazione e per questa passione evidente di investire nel Calcio.

Tornati nel Calcio che conta, ora dobbiamo assolutamente consolidarci in serie B: vietati voli pindarici, la serie cadetta è un’altra cosa e sicuramente, pur essendo giustissimo confermare per gran parte la rosa che ha vinto la C, occorreranno almeno quattro innesti che la B la conoscano davvero bene e di consolidata esperienza.

E di pari passo la questione Stadio deve vedere una decisa accelerazione.

Già tornare alla capienza di soli 8500 spettatori fa sorridere: come già scritto in passato io credo fortemente che occorra rivedere l’approccio alla questione “capienza” perché non è pensabile che a una tifoseria che porta quasi cinquemila persone a Trieste possa essere impedito di affollare l’Arena come vorrebbe.

E non dimentichiamoci che affronteremo finalmente squadre con seguiti importanti.

Il tempo stringe, tra poco ci si iscrive, si firmi la Convenzione, ognuno faccia la sua parte senza indugio, e qualsiasi decisione debba essere presa lo sia ispirata dal buon senso e dalla velocità decisionale.

La B è un ritrovato patrimonio per tutti, corriamo a sottoscrivere gli abbonamenti! Della C non vogliamo sentire più parlare.

Foto: Gabriele Masotti

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