Pubblichiamo un’altra interessante riflessione su Canapisa, la manifestazione sulla legalizzazione delle droghe leggere che da alcuni anni si svolge a Pisa, suscitando ogni volta aspre polemiche. 

Andrea Bartelloni

Ancora non sappiamo se e dove si svolgerà la manifestazione denominata “Street parade Canapisa” che da 19 anni passa nelle strade della nostra città lasciando sempre una scia di polemiche. Non voglio entrare nel merito della liceità dell’iniziativa, della libertà di manifestare o quant’altro, i politici che sono stati eletti e le istituzioni decideranno in proposito ciò che reputano sia meglio per la nostra città. Quello che mi preme sottolineare è che si fa una grande pubblicità ad una sostanza, la cannabis e i suoi estratti o derivati che hanno effetti sul nostro sistema nervoso centrale. E la cosa più grave è che ad avvicinarsi a questa sostanza sono ragazzi a cominciare da 11, 12 anni con gravi effetti sul loro sviluppo cerebrale comprovati dalla letteratura internazionale; ragazzi che vedono in queste manifestazioni una prova della innocuità di sostanze che, invece, innocue non sono.

Qualsiasi maggiorenne è libero di fare quello che vuole, ma fino ad un certo punto. Prendiamo l’esempio dell’obbligo del casco per i motociclisti. Se non lo usi e ti fai del male il danno non ricade solo su te stesso, ma anche su tutta la collettività e questo vale anche per l’uso della droga, qualsiasi droga. Quanto si spende per il recupero dei tossicodipendenti. E i minorenni che usano la droga non sono per niente aiutati da queste festose manifestazioni.

Negli Stati Uniti e nel Canada e nel mondo anglosassone in generale c’è molta attenzione proprio perché le liberalizzazioni fanno pensare alle conseguenze che sono elencate e dettagliatamente descritte: aumento delle malattie polmonari (si tratta sempre di fumo), aumento degli incidenti stradali causati da intossicazione da cannabis, maggiore frequenza di problemi neurologici a lungo termine, riduzione della capacità di apprendimento e della memoria con ripercussioni sull’apprendimento scolastico e sul lavoro, sindrome amotivazionale, disturbi dell’umore e fenomeni psicotici clinicamente rilevanti, anche con danni gravi permanenti. L’osservazione clinica di psicosi acute o croniche indotte da cannabis è infatti la norma. Questo è quello che dice la letteratura scientifica internazionale, poi ogni adulto prende le sue decisioni, ma, purtroppo, le conseguenze ricadono su tutta la comunità.

Gli episodi di violenza, i suicidi, collegati all’uso di droga sono all’ordine del giorno. Vogliamo dei ragazzi che fumino le canne e si sballino, magari associando qualche drink, seguendo cortei che inneggiano alla droga libera e che parlano di droga leggera? E non dimentichiamo, ce lo insegnano le comunità di recupero, che la maggior parte di quanti usano altre droghe hanno iniziato con la cannabis. La droga è droga e, come si legge in una pubblicazione mensile dell’American Public Health Association, l’American Journal of Public Health, nell’agosto 2017, “il modo più efficace per evitare ogni rischio da uso della cannabis è astenersi dall’usarla”.

Spesso si dimenticano gli effetti allucinogeni a parte quando accade qualche disgrazia, ma oggi si sta andando avanti (sic!) con velocità impressionante e già si parla di LSD e psichedelici con le stesse modalità di quando si iniziò a parlare di cannabis. È la nuova frontiera e forse vedremo Street parade per gli allucinogeni. È davvero quello che vogliamo per noi e soprattutto per i nostri figli? Riappropriamoci della realtà.

Andrea Bartelloni
Medico chirurgo

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