È divenuta un simbolo a livello nazionale, il primo Comune della Toscana conquistato dalla Lega. Stiamo parlando di Cascina (Pisa), 45mila abitanti, che nel giugno 2016 ha deciso di voltare pagina facendo salire la combattiva Susanna Ceccardi sullo scranno di sindaco. La sinistra ne è uscita con le ossa rotte. Il centrodestra, a trazione leghista, da lì ha iniziato la scalata alla Regione, dopo aver conquistato, nel frattempo, Pisa, Massa e Siena, con Livorno e Carrara targate M5S.  Ma come vanno le cose a Cascina dopo quasi tre anni? Il giudizio, com’è giusto che sia, spetterà (quando si tornerà a votare) ai cittadini. Noi de L’Arno.it siamo interessati ad aprire un dibattito a 360 gradi. In attesa che il sindaco ci risponda lo abbiamo chiesto a Francesco Bertelli, che guida l’opposizione del Pd.

Ventinove anni, a Cascina da sempre, ha iniziato giovanissimo ad occuparsi del territorio nelle associazioni sportive, ricreative e storiche della comunità. Nel giugno 2016 è stato eletto in Consiglio Comunale a Cascina tra le file del Partito Democratico. Attualmente è capogruppo e da febbraio di quest’anno è stato eletto consigliere nel Consiglio Provinciale di Pisa.

Il suo partito lancia una campagna per girare il territorio del Comune, frazione per frazione, in motorino, con il “Gazebo Tour”. Perché questa scelta?
Perché chi fa politica deve conoscere il proprio territorio e chi lo vive. Soprattutto se, come noi, vuole elaborare una proposta condivisa e legata alle necessità del cittadino, in grado di proiettare Cascina verso il futuro attraverso azioni mirate e concrete.

Spesso si parla di periferie abbandonate. Com’è la situazione a Cascina?
Cascina è un Comune di oltre 45000 abitanti articolato in 22 frazioni, non può essere amministrato improvvisando e mettendo toppe estemporanee. I problemi negli ultimi anni si sono aggravati, perché non sono stati realizzati investimenti e manca un disegno complessivo di sviluppo. Le periferie sono luoghi dove si concentrano maggiormente i problemi legati alla sicurezza e all’emarginazione. Sviluppo e sicurezza devono andare a braccetto, nessuno deve rimanere isolato e nessuno deve permettersi di aggirare la legge.

Le forze di sinistra hanno sempre governato a Cascina, poi il “terremoto Ceccardi”. Com’è stato possibile, a suo avviso, questo risultato?
È venuto meno il voto ideologico. Oggi gli elettori scelgono i candidati che mostrano di essere più vicini alle loro esigenze e riescono a conquistarne la fiducia. Il voto è estremamente labile, contano sempre meno i partiti e sempre più le persone.

Qual è il difetto principale che imputa al sindaco di Cascina?
Non amare la propria città. Ceccardi non fa nulla per nascondere il proprio disinteresse per Cascina, e chi non ama la propria terra non può fare il sindaco.

E ci può indicare almeno un pregio?
Una grande determinazione. È un peccato che la sua risolutezza sia esclusivamente al servizio della propria carriera personale e non della propria comunità.

Voi ripartite dal territorio, ascoltando i cittadini. In passato forse anche voi non li avete ascoltati abbastanza…
Sì, e abbiamo capito la lezione, per questo oggi siamo qui.

Come vede la situazione politica a Cascina, si tornerà a votare a breve?
Questo non dipende da noi, ma mentirei se le dicessi che non ci stiamo preparando all’eventualità di un voto anticipato.

Se si votasse ora, cosa direbbe ai cittadini?
Che Cascina merita di essere amministrata da chi la conosce e chi la ama, senza fini carrieristici, ma con l’interesse di affrontare con serietà e senza demagogia i molti problemi infrastrutturali delle frazioni e lo sviluppo economico e sociale dell’intero territorio. Non siamo contro nessuno e la nostra dovrà essere una comunità affiatata, l’unico modo per costruire una Cascina più bella, accogliente e sicura è farlo insieme.

Cosa vuol dire oggi essere di sinistra?
La stessa cosa di dieci, venti, cento anni fa. Impegnarsi per un mondo più equo, giusto e sostenibile.

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