Stime alla mano nel 2050 nel mondo ci saranno almeno 130 milioni di potenziali malati di demenze e sindrome di Alzheimer. In Italia, dove la popolazione è tra le più anziane del mondo, c’è già oltre un milione di malati conclamati, altrettante persone sono a rischio e non lo sanno perché la malattia “lavora al buio” e non dà sintomi per 15-20 anni.

Dalla ricerca scientifica arriva una notizia importante: un team del laboratorio di Biologia della Scuola Normale di Pisa ha scoperto un nuovo e inatteso comportamento della proteina Tau, contenuta nelle cellule neuronali, il cui funzionamento alterato provoca patologie come l’Alzheimer. Nel laboratorio, diretto dal professor Antonino Cattaneo, il gruppo di ricerca coordinato dalla dottoressa Cristina Di Primio per la prima volta ha dimostrato che la proteina Tau entra nel nucleo dei neuroni e regola l’espressione di geni coinvolti nella malattia.

Lo studio, il cui primo autore è Giacomo Siano, allievo perfezionando del dottorato di ricerca in Neuroscienze della Normale, è pubblicato sulla rivista “Journal of Molecular Biology” ed è stato realizzato analizzando neuroni umani in coltura. La proteina Tau favorisce la comunicazione tra cellule nervose. Nel cervello malato questa molecola viene modificata e forma dei filamenti che si accumulano in grovigli (tossici per i neuroni).

Sino ad ora si pensava che il bersaglio dei trattamenti terapeutici fosse da cercare nei meccanismi che causano la formazione di tali grovigli. La scoperta di questa funzione di Tau rivela che un nuovo obiettivo per lo sviluppo di strategie terapeutiche mirate contro l’Alzheimer possa essere proprio l’accumulo di proteina Tau nel nucleo delle cellule.

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