Il dato è poco rassicurante, ma è inutile mettere la testa sotto la sabbia o fare finta di non vedere le cose che non vanno bene. In Toscana non solo esiste il problema mafia, ma i dati ufficiali evidenziano una situazione a di poco preoccupante: siamo la quarta regione come numero di arresti.  L’assessore regionale al bilancio, Vittorio Bugli, illustrando in Consiglio il secondo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione, ha evidenziato che “sebbene nella nostra regione non esista un insediamento organizzativo autonomo delle quattro mafie storiche o di altro tipo, in Toscana circolano parecchie strutture mafiose, 78 sembrano essere i clan che qui hanno una proiezione criminale”.

“Nell’ultimo triennio – prosegue Bugli – il distretto toscano è il primo in Italia, dopo le tre regioni a presenza storica delle mafie (Campania, Calabria e Sicilia), per numero di soggetti denunciati o arrestati con questa aggravante per i delitti ipotizzati (223 persone). Sono significative le evidenze giudiziarie rispetto a soggetti che individualmente attraverso le proprie condotte illecite hanno avuto quale finalità il favoreggiamento di organizzazioni criminali di stampo mafioso”.

Alcuni indicatori-spia evidenziano che la criminalità organizzata è in aumento nel nostro territorio. Parliamo delle denunce per estorsione e riciclaggio (il cui tasso è di gran lunga il più elevato in Italia, quasi quattro volte quello nazionale) e quelle per attentati. ”Quattro province, in particolare – aggiunge l’assessore – si distinguono negli anni più recenti per un più elevato rischio di penetrazione criminale: Grosseto, Livorno, Prato e Massa Carrara. Prato è, poi, la prima provincia in Italia per i reati di riciclaggio”. Le organizzazioni più presenti sul territorio? Camorra e ‘ndrangheta. Il mercato degli stupefacenti è quello più significativo.

I gruppi criminali non puntano al controllo del territorio ma sono interessati al business. La Toscana si conferma un contesto economico favorevole, anche per iniziative di riciclaggio e occultamento dell’origine illecita e il reimpiego (dei soldi sporchi) in nuove attività economicamente remunerative.

Elisa Montemagni, capogruppo della Lega al Consiglio regionale della Toscana, chiede di approfondire con urgenza il problema criminalità. “Nella nostra regione emergono, purtroppo, situazioni criminose che coinvolgono variegati settori e che, unitamente agli atti delinquenziali connessi alle attività illegali tipiche delle mafie, danno l’effettiva misura della capillarizzazione delle organizzazioni criminali. Chiediamo, quindi, alla Giunta di costituire, ai sensi dell’articolo 54 del Regolamento dell’Assemblea, un’apposita Commissione ad hoc che affronti le predette tematiche, analizzando con le istituzioni statali competenti e le vittime della criminalità organizzata quanto emerso dal citato rapporto”.

Leonardo Marras, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, sottolinea che “se siamo arrivati ad un’analisi e una conoscenza più puntale molto lo dobbiamo proprio al lavoro della giunta regionale, che oggi ci presenta il secondo rapporto. Si tratta di uno strumento importante, che analizza anche alcuni punti che saranno oggetto di scelte di governo regionale e per questo ci aiuterà a farle meglio”. L’esponente del Pd invita poi l’ufficio di presidenza del Consiglio a costituire un Osservatorio regionale sulla legalità che ”deve essere strutturato non come un doppione del lavoro che già viene fatto e deve quindi rivelarsi anch’esso uno strumento utile”.

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