Antonio Cassisa

Dire che mi girano le palle è dire poco ma di certo l’ho presa meglio di come la presero i cugini all’andata, quando tornarono a casa senza punti in piena crisi isterica dando la colpa a tutto il mondo meno che a loro stessi e permettendosi anche di fare i danni negli spogliatoi che li ospitavano, come una normalissima squadra amatoriale dopo aver perso la coppa al caffè (leggi QUI se non te lo ricordi).

L’ho presa sicuramente meglio perché non ho dato la colpa all’arbitro che sì, ha lasciato correre non fischiando i millecinquecento falli commessi dai giocatori in maglia rugginosa, ma penso che avrebbero potuto partecipare anche i nostri al tiro alla fune e se quel Doumbia lo sdraiavi dopo cinque passi vedrai che davanti al portiere non ci arrivava. Invece lo abbiamo rincorso per tutto il campo e lo abbiamo guardato prendere la mira e segnare senza problemi.

L’ho presa meglio perché in curva ospiti ero insieme a duemila pisani in uno stadio che non ci vedeva da una vita e se la guardo dal punto di vista del tifo nerazzurro il risultato è sempre una cosa relativa ed è meglio perdere tra cori, bandiere e colori che vincere nel silenzio. E alla fine solo applausi per il Pisa mentre dall’altra parte sono passati nel giro di un giorno dai probabili schiaffi al lancio delle mutande in campo.

L’ho presa molto meglio perché sono consapevole che abbiamo fatto un’opera buona resuscitando una squadra, quella livornese, che di questo aveva bisogno. E per farlo abbiamo dovuto mettere del nostro perché, anche ad aiutarli, in campo sembrava volessimo vincere noi. Ma con l’aiutino ce l’abbiam fatta e se andranno in B (sicuramente) potremo dire di avergli dato una spintina.

L’ho presa bene poi perché qualcuno si è reso conto che i tifosi pisani non sono come una volta ad Empoli contro il Brescia vollero descriverli e punirli ad arte e ieri, in massa, hanno dato dimostrazione di passione, attaccamento vero alla squadra e, non ultima, civiltà. Tanta civiltà.

Sono uscito comunque soddisfatto perché assistendo alla coreografia iniziale del Livorno mi sono commosso da tanto sforzo. Un po’ come quando il bimbo ti fa vedere che bel disegno che ha fatto e te mentre cerchi di capire cosa rappresenti quell’arzigogolo colorato, gli fai : “Bello, bravissimo, bellissimo! Sei un artista !”. Quando poi mi sono soffermato sul colpo d’occhio di bandiere (bandiere eh? Non striscioline del sacchetto dell’umido) nerazzurre, vabbé, mi sono emozionato mentre pensavo ancora a quel piccolo skyline livornese esposto in gradinata chiedendomi cosa rappresentasse. Boh!?

Alla fine l’ho presa molto meglio di come la presero loro all’andata perché stamani ho letto analisi abbastanza critiche e consapevoli dei limiti che il Pisa quest’anno ha mostrato. Non alibi, scuse o grida al complotto.

Mi ha reso poi felice leggere le dichiarazioni post gara di coloro che all’Arena persero la bussola, Sottil e Mazzoni. Entrambi stavolta sportivissimi a rendere merito ad una squadra e una piazza di altra categoria. Quella pisana. Quando si vince si diventa sportivissimi ma quando lo si è dopo una sconfitta allora sì che vale doppio.

Il derby di ritorno è passato. Grandi feste e celebrazioni ma non dimentichiamoci e ricordiamo sempre ai nostri sobrissimi cugini che all’andata lo vincemmo noi, per cui: uno a uno e palla al centro. E speriamo di rivederci presto. O di qui o di là per noi poca differenza fa.

Antonio Cassisa
Dal blog “I Penzieri der Cassisa

– Foto di Salvatore Ciotta

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