Vive a Montopoli Valdarno ma almeno una volta a settimana torna a Pisa per respirare “l’aria di casa”. Abbiamo deciso di intervistare Andrea Bertolini perché siamo rimasti colpiti dalla sua incredibile energia e passione per il Pisa e la pisanità, in tutte le sue salse. Quarantatre anni, due figli, Chiara (15 anni) e Luca (12), diplomato geometra, fa l’operaio. Con la sua compagna Simona sta insieme dal 2011. Non gli dite che è un “personaggio”: vi risponderà che non lo è. Ma chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e passarci dei momenti insieme sa che Andrea, con la sua incredibile vitalità e simpatia, è davvero un grande personaggio. In grado di metterti di buon umore di primo mattino, con il suo “Buongiorno e tre ova!”, spedito su Whatsapp. E all’altrettanto immancabile (ed energetico) “Vamos!”.

Ricordi la tua prima volta all’Arena?

La prima partita che ho visto è nel 1983, Pisa-Genoa, in serie A. Ero col mio babbo, in gradinata. Finì 1-1, gol di Briaschi (Genoa) e pareggio del Pisa con una rete di Berggreen.

C’è un giocatore nerazzurro di una volta che ti è rimasto nel cuore?

Il danese Klaus Berggreen, la mitica maglia numero 7 del Pisa.

Sei molto conosciuto e apprezzato per i tuoi simpatici video su Facebook, il tuo tifo sfrenato e il tuo impegno nel Gioco del ponte. Quando te l’ho ricordato però mi hai detto: “Sono solo un pisano come tanti”. Cosa volevi dire?

Mi sento un pisano come tanti pisani… amo la mia città, amo il calcio, ma quello vero, lo sport. Mi ispiro a un motto: vivi e lascia vivere, nel rispetto dei colori del cuore dell’avversario.

Andrea Bertolini in costume durante il Capodanno pisano
Mi parleresti un po’ della tua esperienza con il Gioco del ponte?

Dal 1988 ho iniziato a fare il figurante nel Gioco del ponte, per la parte di Tramontana. Ricordo che ero nelle guardie al campo senza corazza. Dal 1990 in poi sono “Celatino”. Il Gioco è molto importante, rappresenta le nostre tradizioni e i nostri colori. Ed io sono fiero più che mai di essere pisano.

Fai parte di un club di tifosi del Pisa?

Non faccio parte di alcun gruppo organizzato. Guardo la partita con gli amici della Gradinata 1909. Di recente ho fondato un gruppo, su Facebook, si chiama “Ivan Zazzaroni fans clebbe #canedelleberve”. È nato in segno di stima e riconoscenza per l’impegno che il giornalista Zazzaroni ha preso nei confronti della nostra città, della nostra squadra e dei nostri colori. Il gruppo conta al momento circa 4mila iscritti. Quest’anno abbiamo organizzato alcune trasferte con l’intenzione di divertirci e fraternizzare sportivamente con i tifosi di altre squadre. Per la Luminara, il 16 giugno, organizziamo una cena a Pisa con Zazzaroni. Il ricavato andrà a favore della famiglia di Christian Picarella, un piccolo guerriero che sta combattendo contro una malattia terribile e rara.

Mi sapresti dire, a parte la Torre, qual è la cosa più bella di Pisa?

Di Pisa amo tutto: i suoi lungarni, i suoi vicoli. Tutto ciò che rappresenta Pisa fa battere il mio cuore.

E invece quella più brutta?

Penso che Pisa debba tornare a misura d’uomo, e dei pisani, che sempre di più si stanno allontanando dalla vita della città. Io abito a Montopoli Val d’Arno, ma una volta a settimana devo venire a respirare l’aria di casa. È più forte di me.

Che zone di Pisa frequentavi da piccolo?

Ho sempre abitato a La Fontina. Ho frequentato le elementari “Vasco Morroni” dei Praticelli, a Ghezzano, e le medie in via San Francesco, alle Carducci. Poi i Geometri all’istituto tecnico Santoni. Da ragazzo il nostro ritrovo-svago era il Palladium bowling, vicino alla pasticceria Rossi, quella mitica dove potevi mangiare tramezzini o paste 24 ore su 24.

Un pregio e un difetto dei pisani?

I pisani si lamentano sempre. Sono diffidenti, anche con loro stessi. Al contempo sono fieri di essere pisani e non rinnegano mai le loro origini.

In alcune trasferte ti sei fatto dei selfie coi tifosi delle squadre avversarie. Ricordo ad esempio di averne vista una con quelli della Spal. Cos’è per te il tifo?

Il tifo è aggregazione, il tifo è rispetto per l’avversario. Questo è il calcio che mi piace. Ciò che voglio è trasmettere questa filosofia il più possibile. Senza rispetto per l’avversario non è sport.

Da dove nasce l’esclamazione “buongiorno e tre ova”, con sui spesso saluti gli amici sui social network?

Da un beverone di tre uova che i guerrieri pisani rosso crociati mandavano giù prima di ogni battaglia.

Se non sbaglio hai partecipato ad un’asta per acquistare una mitica maglietta celebrativa nerazzurra. Ce ne vuoi parlare?

Sono riuscito ad aggiudicarmi, con orgoglio, la maglia numero 7 che celebra i 108 anni di storia della nostra squadra. Il 7 è il numero a cui forse i pisani tengono di più. La maglia celebrativa è stata voluta dal presidente Corrado e sancisce il filo conduttore tra il passato e il presente. Un futuro nerazzurro per i nostri figli. Pisa e i pisani non moriranno mai…

Sull’Arno.it ci piace parlare anche di cucina. Qual è il tuo piatto preferito?

Mi piace la zuppa di cavolo, la mangerei a tutte le ore con una bella cipollona ad accompagnare ogni cucchiaiata. Che bontà…

Sai cucinare?

Diciamo che in cucina… mi salvo. Non muoio mai

Facciamo un gioco. Ti addormenti in un sonno profondo e ti risvegli tra dieci anni. Come vedi il tuo Pisa?

Giocheremo la nostra prima finale di Champions League: Pisa-Juventus. Tre a zero il risultato finale. È un sogno, ma a volte anche i sogni possono diventare realtà.

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